Equilibrismo della memoria

Il progetto è potente e mi ha colpita profondamente perché declina la grande storia a livello locale, entrando nelle vite dei nostri concittadini. Credo sia incredibilmente importante dare vita agli eventi storici, che rischiano di essere una narrazione lontana, a volte astratta; presentare i numeri, i nomi, gli oggetti delle persone che hanno partecipato -in modi diversi- al periodo storico in esame è un modo efficiente per raggiungere questo obiettivo. L’equilibrismo della memoria non solo ci propone sotto una luce diversa un’importante pagina di storia del Novecento, ma ci ricorda con estrema chiarezza che la storia è abitata da persone, anche da persone vicine a noi. E’ stato molto toccante vedere, attraverso la mappa interattiva, le storie di chi è stato deportato, ritrovare i loro oggetti, dare loro un’identità. E’ stato anche molto intenso vedere l’incontro delle famiglie dei deportati durante le conferenze organizzate dalla Biblioteca De Leo, e capire come, se il silenzio dell’oblio di rompe, la storia può continuare a respirare.
Un’altra parte del progetto si occupa delle riviste che trattavano il tema della razza, presentando in maniera chiara ‘la fabbrica del consenso’ fascista, esplicitando l’idea che una rivista ha senso di esistere solo se trova un pubblico pronta ad accoglierla e comprarla. La quantità e la varietà dei titoli ci lascia intendere quanto la voce del regime fosse estesa e (pre)potente, e come la storia dei singoli si sia persa in tutto questo rumore.
In un mondo che mi sembra scomparire nel suo stesso presente o proiettarsi voracemente al futuro, ricordare diventa un compito difficile. Sono grata alla Biblioteca De Leo per aver sviluppato un progetto così sensibile e necessario, che grazie alla forza delle storie personali ci spinge al ricordo e alla riflessione.

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