L'Equilibrismo della Memoria e la manipolazione del consenso sulle nuove generazioni

Il progetto ha avuto ed ha come obiettivo specifico la sensibilizzazione delle nuove generazione verso l’utilizzo dei mezzi di informazione come “fabbrica del consenso” durante il Ventennio fascista, riflettendo sull’oggi. Attraverso le ricerche svolte negli archivi privati familiari e in quelli di Stato di Brindisi, Lecce, Taranto e Bolzano, dove sono conservati i fondi del CAR (Centro Assistenza Rifugiati) e IMI (Internati Militari Italiani), non ancora inventariati, e le 250 testate conservate nella biblioteca De Leo che comprendono il periodo che va dal 1910 al 1943 è stato possibile ricostruire nomi, vicende, memorie e ideologie di un periodo difficile per la storia dell’Italia. Anni in cui ancora si crede di poter ragionare con la logica del pareggio. Le ricerche sono state immesse e continueranno ad essere inserite sul sito della biblioteca (www.bibliotecadeleo.it) ricercando nel menù la voce “memoria”. Le scuole avranno così a disposizione direttamente i risultati delle ricerche attraverso gli articoli e la ricostruzione di persone e storie e dunque poi scegliere cosa, come e se consultare dal vivo nella biblioteca “luogo della memoria”. Inoltre, una parte degli articoli e alcuni testi importanti come “I protocolli dei Savi anziani di Sion” (edizione 1938), “Un anno di dominazione fascista” di Giacomo Matteotti nell’edizione del 1928 e tutte le pubblicazioni dell’Istituto di Cultura Fascista conservate nella biblioteca saranno oggetto dal settembre 2023 di laboratori didattici e percorsi per le scuole secondarie. “In Difesa della razza”, “La Svastica”, “Civiltà Cattolica”, “Osservatore Romano”, “L’Adunata dei Refrattari”, “Azione pugliese”, “Civiltà proletaria”, “Il commercio brindisino”, “La provincia di Lecce”, “Indipendente di Brindisi”, “L’Ordine”, “Il Dovere dell’ora”, “Il Controllo”, “Civiltà fascista”, “Universalità fascista”, “Dottrina fascista” tutte testate dove virgole, aggettivi, sostantivi, avverbi hanno un valore vitale per comprendere come si agisce ancor oggi sull’informazione. Nello specifico i Protocolli dei Savi di Sion o degli Anziani di Sion sono un falso documentale prodotto nei primi anni del XX secolo in Russia dalla Okhrana, la polizia segreta zarista, e pubblicato in forma di documento segreto attribuito a una cospirazione ebraica tendente a impadronirsi del dominio del mondo. Negli anni Venti Adolf Hitler scriveva che l’accanito tentativo di dimostrare la falsità dei Protocolli dei Savi di Sion ne provava l’autenticità. Negli anni Trenta Julius Evola, nella prefazione all’edizione dei Protocolli curata da Preziosi e custodita dalla biblioteca De Leo, affermava che non era necessario accertare l’autenticità del testo, perché la realtà storica ne dimostrava la veridicità. La veridicità o l’autenticità di un falso che, come scriverà all’alba della seconda guerra mondiale Henri Rollin, sarebbe divenuto il più diffuso nel mondo dopo la Bibbia.
Con questi strumenti messi a disposizione dalla biblioteca anche in modo indipendente grazie ai materiali riversati sul sito faranno presente in conclusione ai ragazzi che non è vero che la Storia sia stata costruita dalle menzogne dei vincitori. E’ fatta dai ricordi dei sopravvissuti, la maggior parte dei quali non appartiene né alla schiera dei vincitori né a quella dei vinti. La ricostruzione attraverso le carte, le foto e gli oggetti personali riportati dagli stalag, il racconto delle vicende dei militari in lacrime, storditi dopo l’8 settembre del 1943, di chi scelse di prendere una posizione e dire “no” alla dittatura aiuterà gli studenti a comprendere e vivere gli anni per loro troppo lontani dell’affermazione della dittatura fascista. Paura mista a fedeltà e “onor di Patria” che parlano di un presente in molte parti del mondo non PIU’ ripetibile. Militari in Germania, Russia, ex Yugoslavia, Grecia, membri della Resistenza, sono tutte testimonianze di un passato ancora presente e speriamo non più futuro.
Ancora, vicende come quelle di Gustav Karpfen, Yosef Friedmann, Iakobos e Rita Tauriel, padre e figlia tutti ebrei austriaci denunciati, arrestati a Brindisi e deportati nei campi di internamento chi a Todi, chi a Ferramonti di Tarsia vicino Cosenza chi a Sandbostel. Storie poco conosciute e quando poco si sa troppo si manipola. Gaetano De Vita, Vincenzo Ruggero, Rocco Silvestro, Giuseppe Patrono, Angelo Quitadamo, Oscar Pronat, Roberto Nicoletta, Ambrogio Colombo, Aldo Farinola, Salvatore Ungaro, Antonio Mastrorosa, Mario Sernicola e tanti altri sano usciti dall’oblio e hanno raccontato le loro storie attraverso le calligrafie, gli aggettivi, le parole che scavano nel profondo della sensibilità dei ragazzi. La biblioteca custodisce video interviste ad internati che da settembre saranno messe a disposizione degli studenti (ed in piccoli frame anche sul sito) poiché come sperimentato in i ragazzi ascoltano in un silenzio che forse noi adulti non sappiamo più tenere, persi dietro polemiche saccenti di parte che allontanano e distraggono.
L’ultima parte del percorso è nell’analisi fatta delle delibere dei Podestà nei tre capoluoghi di provincia (Brindisi, Lecce e Taranto) dal 1922 al 1945, conservate negli archivi comunali, riscontrandone differenze fondamentali che hanno poi definito le amministrazioni successive fino all’oggi.
Nulla è più efficace della narrazione per catturare l’attenzione, stimolare l’identificazione e attivare un percorso di conoscenza che si trasforma in esperienza attivando un processo di insegnamento/apprendimento. Ma per raccontare è necessario conoscere, dunque ricercare e ripercorrere gli anni attraverso le fonti. E’ questo il percorso per stimolare un pensiero critico.